Di Angelo Lezza.
Un versatile circuito elettronico che al rilascio del PTT di un ricetrasmittitore emette una o più note di bassa frequenza a differente tonalità, indicando al corrispondente la fine della trasmissione e l’invito all’inoltro del successivo messaggio. E’ inoltre possibile settare il dispositivo in maniera tale da invertire la segnalazione acustica: inserendola all’inizio della comunicazione e non alla fine
Quando nei primi anni ‘80 iniziai ad utilizzare le radiotrasmittenti, interessandomi così del vasto mondo delle radiocomunicazioni e dell’etere, non era ancora molto diffuso l’utilizzo del “roger beep” di fine trasmissione e quei pochi “amatori della radio” della banda cittadina che possedevano questo curioso ed interessante dispositivo, potevano contarsi sulle dita di una mano. Infatti, non erano molti i baracchini già di fabbrica muniti del predetto congegno elettronico ad eccezione di alcune performanti radio come ad esempio i famosi Superstar 3900 e President Jackson; due ricetrasmittenti CB ancora oggi molto diffusi, apprezzati ed utilizzati dagli utenti del settore, soprattutto per le caratteristiche e le doti costruttive.
Negli anni successivi il roger beep ha però avuto una rapida diffusione probabilmente perché alcuni “radioamatori” (o amatori della radio), in quanto esseri umani e quindi tendenzialmente abituati e predisposti a dialogare in modalità “duplex”, riscontravano non poche difficoltà nelle comunicazioni in modalità “half-duplex”: modo quest’ultimo normalmente in uso nelle comunicazioni tramite radio ricetrasmittenti.
Accadeva spesso, di fatti, che novizi, o comunque utilizzatori non dotati di adeguata esperienza nelle radiocomunicazioni, non riuscissero a scandire i tempi di inizio e fine messaggio, creando tra loro evidenti problemi di comprensibilità. Prima della diffusione del roger beep – ma talvolta, in taluni casi, ancora oggi – alcuni fruitori delle comunicazioni a distanza, per risolvere le difficoltà sopra esposte, mettevano in atto un accorgimento, anzi un vero e proprio artifizio: giunti alla fine del messaggio vocale, facevano uso del termine “passo”, proprio per indicare ai relativi interlocutori la fine del proprio messaggio.
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