di Giovanni Carrera
Spesso, per esigenze pratiche, sentiamo la necessità di affrancare il nostro progetto dai vincoli imposti dai cavi d’alimentazione da rete. Una soluzione semplice ed economica è quella di usare un ‘mobile power bank’ per alimentare Arduino o altri circuiti a 5v.
La capacità dei power bank, ormai molto diffusi e reperibili anche a costi bassi, è molto alta, comunemente maggiore di 2000mAh, anche se alcuni costruttori cinesi stampano valori poco veritieri, come accade per le batterie in essi contenute. Questo tipo di alimentazione è particolarmente adatto per sistemi portatili e molto compatti, e fornisce un’autonomia di parecchie ore. Io uso questi dispositivi già da qualche anno.
Il power bank
Esso serve per dare energia ai nostri smartphone o tablet, quando hanno le batterie scariche e non siamo vicino a una presa rete. Questi dispositivi incorporano, in un piccolo volume, una o più batterie ricaricabili ai polimeri di Litio, un caricabatteria (da 5 V a 4,2V) e un alimentatore switching step-up per produrre i 5V in uscita dai 3.6-3.7 V della batteria. La figura 1 mostra lo schema funzionale di un tipico power bank.
Normalmente esso è dotato di due connettori USB femmina: un’uscita di tipo A per alimentare il cellulare o tablet e uno di tipo micro USB per caricare la batteria interna, a esso si connette un normale alimentatore a 5-5,5V da 1 o 2 A, ormai diventato uno standard per i telefoni cellulari e tablet di recente generazione. Solitamente essi sono forniti di uno o più cavetti per adattarsi ai cellulari e tablet, tipicamente con connettore USB micro o con standard IPhone. Col cavetto terminante con USB micro, possiamo alimentare diverse schede, tra cui
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